Insights and Suggestions – 01/2018


L’insostenibilità dell’attuale modello di sviluppo della società globale attuale: origini e soluzioni*

rissBy Gian Paolo Cesaretti – President of Simone Cesaretti Foundation

L’Agenda globale approvata dalle Nazioni Unite nel settembre 2015 costituisce la prova del fallimento dell’attuale modello di sviluppo economico.

Ecco perché le Nazioni Unite ne hanno dichiarato la “insostenibilità” da tre punti di vista: economico, sociale e ambientale.

Esso infatti non rappresenta, quel bilanciamento tra aspetti qualitativi e quantitativi dello sviluppo ispirato non solo a principi di etica, equità intra e intergenerazionali, ma anche di efficienza.

Esiste, infatti, una stretta relazione tra efficienza, competitività, qualità della crescita economica e possibilità di miglioramento degli aspetti qualitativi dello sviluppo quali ad esempio lotta alla povertà, tutela della salute, salvaguardia dell’ambiente, non omologazione dei sistemi territoriali.

In una parola, dare all’attuale modello di sviluppo le caratteristiche della sostenibilità: economica, sociale, ambientale e anche istituzionale. 

Abbiamo più volte affermato che l’attuale insostenibilità del modello di sviluppo dominante nella Società Globale, debba essere ricondotto alla “qualità” della governance delle tre fondamentali funzioni di ogni sistema economico: allocazione dei quattro stock di capitale (umano, naturale, sociale ed economico); accumulazione, qualitativa e quantitativa degli stessi; distribuzione della ricchezza prodotta. 

E che le “radici”, le origini di questa non sostenibile governance debbano essere ricercate in tre categorie di squilibri:“valoriali”, “sociali”, “regolamentari”.

La prima categoria di squilibrio, quello valoriale, va ricondotta ai modelli di benessere individuale e collettivo oggi dominanti nella Società Globale: esiste infatti una marcata difformità nella gerarchia di valori attribuita, almeno nel breve e medio periodo, tra le cosiddette “material living conditions” e “quality of life”, così come classificate dall’OCSE (OECD (2011), How’s Life?: Measuring well-being, OECD Publishing).

Ciò si traduce, inevitabilmente, in una altrettanto difforme redistribuzione del reddito personale disponibile tra le due “opzioni”, e in una, troppo spesso, eccessiva “esternalizzazione” delle responsabilità.

La seconda categoria, quella degli squilibri sociali, va ricondotta al modello di sviluppo fatto proprio dalla grande maggioranza degli Stati Sovrani, incapace, appunto, di garantire pienamente il “Diritto alla Domanda sociale” e, quindi, quell’equilibrio necessario tra aspetti quantitativi e qualitativi dello sviluppo, elemento distintivo della Sostenibilità. 

La terza categoria di squilibrio, quello “regolamentare” è ascrivibile alle Istituzioni Sovranazionali, incapaci o non interessate a garantire una armonia tra livello di globalizzazione delle regole di mercato e livello di globalizzazione dei diritti universali.

Il combinato disposto di questi tre “squilibri” ha condotto, nel suo complesso, ad un inefficiente uso dei quattro stock di capitale (economico, sociale, naturale, umano); ad una esternalizzazione dei costi derivanti da una non adeguata accumulazione qualitativa e quantitativa degli stessi; ad una non equa distribuzione della ricchezza prodotta.

“Tutto questo è avvenuto a spese delle generazioni future; ha generato disparità all’interno delle presenti generazioni e forti squilibri nelle tendenze di sviluppo tra paesi e tra sistemi locali, generando inoltre una “cultura dello spreco “: una marginalizzazione dei giovani, dell’ambiente, dei territori, delle “minoranze” in senso lato o, ancora più specificatamente di quelli che non hanno voce e, quindi, anche delle generazioni future” (Cesaretti, G. P. (2017). Insights and Suggestions: territories facing the challenge of Sustainability. Review of studies on sustainability, 7(1), 7-9).

La ricerca della “Sostenibilità” passa dunque attraverso un Approccio integrato che veda individui, Stati Sovrani, Istituzioni Internazionali sinergicamente impegnati in una strategia di superamento dei tre squilibri valoriali, sociali e regolamentari, l’unica, a nostro avviso, capace di implementare i 17 goal di Agenda 2030 e, quindi, una piena sostenibilità.

Figura 1 – Strategie per la Sostenibilità

Figura 1 – Strategie per la Sostenibilità - ns elaborazione

È tuttavia ormai ampiamente condiviso il punto di vista che tutto questo non sarebbe comunque possibile se si rimanesse ancorati al paradigma economico lineare nei diversi ambiti e settori produttivi della Società globale. 

Oggi, circa il 90% delle materie prime non viene riciclato; il consumismo è incentrato sulla brevità del ciclo di vita del prodotto; la standardizzazione dei modelli di consumo sta spingendo sempre più le imprese a competere su fattori di costo invece di puntare su un Approccio di Sistema alla Qualità; la “esternalizzazione” dei costi di smaltimento dei rifiuti e delle varie tipologie di inquinanti, da parte delle imprese, costituisce la pratica dominante per recuperare competitività.

Sono questi esempi di come il paradigma di economia lineare costituisca un ostacolo ad ogni strategia orientata alla Sostenibilità.

L’Economia Circolare costituisce, invece, una diversa concezione della produzione e del consumo tesa a promuovere la riduzione della produzione dei rifiuti (no alla cultura dello spreco); la produzione di beni di lunga durata; la non omologazione dei consumi; l’uso di energia pulita; l’attenzione alla “rinnovabilità” quantitativa e qualitativa degli stock di capitale; l’efficienza nell’uso degli stessi.

Azioni queste, capaci di determinare un forte impatto positivo sulla qualità della “governance” delle tre fondamentali funzioni dei sistemi economici e, quindi, sulla Sostenibilità. 

All’interno di questo orizzonte di sostenibilità anche l’agroalimentare è chiamato a condividere gli impegni per uno sviluppo sostenibile, nella logica, appunto, del superamento delle tre tipologie di squilibri: Valoriale, Sociale, Regolamentare.

Soddisfare l’istanza della domanda sociale di alimentazione, privilegiare l’agricoltura eco-compatibile, attuare strategie di Corporate Identity Territoriali, possono costituire tre esempi di linee strategiche coerenti con la ricerca della Sostenibilità del Benessere. 

*Versione italiana del testo presente nel n° 1/2018 della Rivista di studi sulla Sostenibilità.